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Economia circolare: ecco le nuove opportunità professionali

di Elisa Marasca
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Dal dibattito sulle nuove competenze emergono figure chiave nella green economy, fondamentali per ridefinire le procedure produttive tradizionali. Senza dimenticare il ruolo chiave del management, come ricorda Fondimpresa.

 

L’economia circolare è un approccio che mira a ridurre gli sprechi e a massimizzare l’efficienza delle risorse, cercando di mantenere i materiali, i prodotti e i rifiuti all’interno del ciclo economico il più a lungo possibile. Invece di seguire un modello lineare di “prendi, produci, usa e getta”, quindi, cerca di creare un sistema in cui i materiali e i prodotti sono riutilizzati, riparati, riciclati o rigenerati per ridurre la necessità di nuove risorse e minimizzare l’impatto ambientale.

L’adozione di questo tipo di approccio ha il potenziale di generare nuove opportunità lavorative e richiede competenze specifiche, come è emerso dal panel Nuove competenze e professionalità per l’economia circolare, che si è svolto durante la fiera Ecomondo a Rimini.

Wolfango Pirelli, Segretario dell’associazione Ambiente e Lavoro, ha introdotto il dibattito specificando che serve un cambiamento strutturale del processo produttivo. Questo deve essere promosso e accompagnato da alcune figure “di sistema” a livello aziendale, o a livello di rete territoriale, in possesso di conoscenze trasversali e forti competenze relazionali. «I dati sulla diffusione dell’economia circolare del Politecnico di Milano ci dicono che spesso nelle aziende non esistono ancora figure specializzate in circolarità, ma ci sono pratiche manageriali associate ai cicli tecnici, come il riciclo», ha dichiarato. Per l’associazione servono quindi ruoli di analisi e gestione degli snodi del processo produttivo, di progettazione, di gestione della logistica interna ed esterna, e di supporto alle figure decisionali. 

Ruoli di collegamento e management per il futuro delle aziende

«Abbiamo ipotizzato per esempio la professione di Circular Logistic Manager. L’obiettivo primario di questo ruolo è ridefinire le procedure tradizionali legate alla logistica, come l’acquisizione delle materie prime e il trasporto dei rifiuti, incorporando i principi dell’economia circolare», ha spiegato Pirelli. Il Circular Logistic Manager è quindi responsabile della progettazione di nuove modalità di gestione della logistica, compresa la creazione di catene logistiche inverse, e della collaborazione con gli attori esistenti nella catena di fornitura per creare un sistema più sostenibile ed efficiente. Adottando un approccio di economia circolare, l’obiettivo è ridurre al minimo gli sprechi, ottimizzare l’utilizzo delle risorse e promuovere sistemi a ciclo chiuso all’interno delle operazioni logistiche dell’azienda.

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Per Amarildo Arzuffi, Direttore Area Formazione Fondimpresa, in Italia emerge la mancanza di un approccio sistemico continuo che fornisca coerenza e continuità agli interventi green. E, in esclusiva per HR Heroes, ha aggiunto: «Il nostro processo di crescita in stallo spesso deriva dalla scarsa capacità di integrare le attività fra i vari gruppi di imprese. L’economia circolare tipicamente è un’operazione che viene svolta in cooperazione tra una molteplicità di soggetti, dove entra in gioco la capacità di costruire reti, gestirle e distribuire equamente il valore generato». 

Per Arzuffi questo è probabilmente uno dei problemi che esistono a livello di management italiano, cioè la capacità di lavorare in coordinamento con il proprio sistema di imprese e in maniera continuativa, quindi con skill gestionali e relazionali. «Nello specifico mi riferisco alla capacità di cooperare strutturalmente, cioè capire che la generazione del valore oggi passa non solo attraverso l’efficientamento della propria azienda, ma anche attraverso l’efficientamento dell’intera catena del valore. Quindi diventa necessario un cambio di paradigma per cui le aziende che lavorano insieme non si vedano più come fornitori ma come partner», ha chiarito.

 

 

Elisa Marasca

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