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Floridiana Ventrella: «L’obiettivo delle HR è saper ascoltare i propri dipendenti»

di Jessica Vengust
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La nascita dell’interesse per le risorse umane, la trasformazione digitale nel reclutamento e il ritorno al Sud per creare valore professionale e sociale. Ecco il percorso di una giovane job coach.


Floridiana Ventrella è una digital job coach
con più di 10,5k follower su Instagram, che si occupa di orientamento e risorse umane. Dopo un passato in azienda, decide di mettersi in proprio per seguire la sua passione: aiutare i candidati e le candidate a trovare la propria strada lavorativa, sfruttando il potenziale del digital. Attraverso i suoi profili social, Floridiana dà consigli ai giovani lavoratori e neolaureati su come elaborare al meglio il proprio cv e scegliere l’azienda alla quale mandare la propria candidatura, valutando la spendibilità professionale di ognuno attraverso le competenze, l’empatia e l’ascolto.

Career Coach, Cv Writer, Docente, Recruiter: come nasce l’interesse per questo settore?

L’interesse per le risorse umane nasce assolutamente per caso: durante la partecipazione a un evento formativo, sentii parlare per la prima volta di HR. Da quel momento approfondii leggendo libri e fu amore a prima vista! Mi formai nel settore e iniziai a cercare lavoro, venni poco dopo assunta da una multinazionale HR: l’esperienza fu molto formativa e stimolante, ma mi resi conto che il mio desiderio più grande era aiutare il candidato in maniera più diretta, capii così che ciò che faceva per me era l’Orientamento e la consulenza di carriera. Fu un momento molto difficile: nel 2019 in Italia erano davvero poche le figure che facevano questa professione e per me è stato davvero un salto in un (apparente) vuoto. Con l’aiuto preziosissimo dei social media, capii subito che erano davvero molte le persone che avevano bisogno di un supporto professionale: da quel momento non mi sono mai più voltata indietro!

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In che modo il mondo del digitale ha cambiato la ricerca del lavoro negli ultimi anni?

Il digitale ha cambiato radicalmente il modo di cercare lavoro, soprattutto il modo di comunicare durante il processo di ricerca di nuove opportunità. In particolare ha reso fluida e accessibile ogni informazione: oggi non basta più inviare un curriculum per essere selezionati e scegliere il lavoro giusto, ma è importante puntare anche sulla reputazione digitale che costruiscono (o non costruiscono) sia i candidati sia le aziende. Se da una parte infatti il candidato può reperire informazioni sull’azienda e capire se è seria, affidabile e professionale, dall’altra le aziende monitorano il comportamento online del candidato. Il digitale ha reso poi i colloqui di lavoro “più agili”. Pensiamo ai colloqui a distanza e alla possibilità per il candidato di effettuare un video colloquio senza dover sostenere i costi legati allo spostamento. Ha favorito e migliorato la candidate experience mediante l’employer branding e le strategie di talent attraction (anche e soprattutto sui social media).

La tua è stata una scelta in controtendenza: una pugliese che si trasferisce al Nord e dopo, diversi anni, decide di tornare al Sud. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

La spinta è stata data da più fattori: la voglia di creare un lavoro da zero che mi consentisse di esprimere la mia personalità, creatività ed empatia. La frustrazione di non riuscire a trovare nelle professioni “tradizionali” un mestiere ricco e appagante. Il mio desiderio di fare un lavoro che avesse anche e soprattutto un impatto sociale. Da qui la mia scelta di tornare a casa. Ripartire dalla mia terra creando valore mediante una maggiore consapevolezza professionale e una comunicazione positiva che poggia oggi su tre pilastri: senso di appartenenza, accoglienza e amore per la propria terra.

Sui tuoi profili social promuovi le offerte di lavoro di diverse aziende del Sud Italia che si sono distinte per valori e professionalità. Qual è la situazione lavorativa oggi nel Mezzogiorno?

Nel Mezzogiorno c’è ancora un grande bisogno di informare per creare una nuova cultura del lavoro focalizzata sul rispetto reciproco tra azienda e lavoratore. Nonostante ci sia ancora molta strada da fare, c’è gran fermento. Oggi per esempio in Puglia, in Campania e in Sicilia ci sono centri d’eccellenza come Bari, Napoli e Catania che hanno registrato numeri record di start up innovative negli ultimi due anni. Questo a mio avviso è un grandissimo segnale di come, ormai, non sia più solo Milano sinonimo di innovazione sociale e culturale ma tutta Italia, Sud incluso!

Qualche consiglio per chi cerca lavoro: quali sono i segreti per vendersi bene a un colloquio di lavoro?

Vorrei dare a chi ci legge 3 consigli che condivido quotidianamente sui miei canali social e nella mia attività di orientamento. Non presentiamoci a un colloquio con risposte pre-confezionate (che non portano valore in primis al candidato), piuttosto con una struttura pensata e studiata. Per esempio, se vogliamo parlare delle precedenti esperienze non limitiamoci a ripetere ciò che è scritto dentro al cv, ma spieghiamo all’intervistatore perché quel lavoro ci appassionava, cosa abbiamo lasciato in azienda e come ci ha arricchito. Il segreto è personalizzare il messaggio, non copiarlo! La comunicazione non verbale vale tanto quanto quella verbale: mentre raccontiamo chi siamo accompagniamo ciò che diciamo a voce con espressioni facciali positive e posture adeguate. In passato mi è capitato di capire che un candidato era disinteressato o stava mentendo già da come era seduto. Parliamo anche di hobby e interessi personali: questi aspetti dicono molto più di noi rispetto a risposte sentite e risentite. Spieghiamo, per esempio, cosa abbiamo imparato dall’associazionismo universitario, o dall’esperienza scout o dalla passione per il giardinaggio. Oggi le aziende cercano persone oltre che futuri professionisti e valutano soprattutto le nostre attitudini personali.

Quanto è importante saper scrivere bene il proprio cv e quanto contano oggi le soft skills?

Saper scrivere un buon curriculum è sicuramente un buon punto di partenza, ma non è l’unica cosa che viene valutata. La scrittura strategica persegue l’obiettivo di attirare attenzione ed essere chiamati, ma a quel punto a fare la differenza sarà la capacità di comunicare il nostro valore all’azienda. In cosa consiste il nostro valore? Proprio nell’essere consapevoli delle nostre caratteristiche personali e delle soft skills che possediamo (realmente). Queste, durante un colloquio 1:1 oppure durante un assessment, fanno davvero la differenza!

Abbiamo vissuto il periodo post pandemico delle Grandi dimissioni. Come stanno reagendo le aziende? Perché è importante ascoltare i dipendenti?

Sappiamo quanto il fenomeno delle Grandi dimissioni abbia impattato inesorabilmente anche sul mercato italiano. Credo che oggi le aziende siano divise in due grandi filoni: chi ha inteso che questo non sarà un trend del momento e ha messo in atto una serie di strategie per trattenere i dipendenti, e chi invece continua a perseguire solo l’obiettivo del profitto ignorando i bisogni delle proprie risorse umane. Il punto è che tutti i dati raccolti ci forniscono una fotografia chiara di ciò che oggi sta succedendo: di recente un report HR ha mostrato come il 36% dei dipendenti del campione esaminato abbia già lasciato il proprio lavoro, principalmente a causa dell’incompatibilità con la propria vita privata. Se si considera poi la fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni, la percentuale sale addirittura al 51%. Questo significa che più andremo avanti, più le nuove generazioni non saranno più disposte a rinunciare alla propria vita personale in funzione del “mero” lavoro. Ascoltare i dipendenti che, ricordiamo, sono il pilastro dell’azienda è fondamentale per perseguire obiettivi sostenibili per tutti.

Come si affronta la diversità, o meglio l’unicità, in ambito HR? Quali iniziative sono efficaci per promuovere l’inclusione sul luogo di lavoro?

Le soluzioni per promuovere una cultura inclusiva sono moltissime, e sono legate spesso alla grandezza e al tipo d’azienda. Alcune di queste strategie efficaci includono: spazi aziendali accoglienti (es. bagni unisex per mettere a proprio agio le persone transgender oppure creare spazi e corridoi ampi per permettere a chi ha necessità di spostarsi con ausili lo possa fare senza disagio o difficoltà); strategie inclusive di reclutamento (questo perché avere un team di lavoro diversificato impatta in modo positivo sul clima lavorativo); promuovere l’organizzazione di eventi per parlare, confrontarsi e condividere esperienze su questi temi direttamente in azienda. Sono davvero molte le iniziative che possono essere lanciate, ma il punto di partenza per scegliere quella migliore per l’azienda è una sola: ascoltare in primis i dipendenti e strutturare delle azioni mirate sulla base del loro feedback.

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Come vedi il futuro delle risorse umane? Quali consigli hai per i giovani HR manager o professionisti delle risorse umane che stanno iniziando la loro carriera?

Sicuramente alla funzione HR verrà richiesto una sempre più verticale conoscenza di digital e IT, ma la mia personale opinione è un futuro tutt’altro che “automatizzato”. Vedo (e desidero) una funzione HR che sia: più empatica, attenta realmente ai bisogni dei dipendenti e consapevole di quanto sia importante comunicare all’esterno ciò che si è realmente, per attrarre talenti in linea con i propri valori aziendali. Più snella e costituita da una gerarchia aziendale più orizzontale che verticale, per evitare una comunicazione esclusiva dall’alto verso il basso. Ai giovani di oggi che vogliono intraprendere questo mestiere, consiglio di puntare a diversificare le competenze HR formandosi e aggiornandosi anche su questi temi: IT (per esempio sui sistemi ATS e di intelligenza artificiale per il reclutamento) e Social Recruiting, empatia e (vera) comunicazione efficace, employer branding applicato alle HR per imparare a comunicare i valori e l’unicità della propria azienda attraendo i talenti migliori. Un messaggio che ci tengo a dare proprio a loro: «Se fino a oggi qualcosa non ha funzionato non vuol dire che debba continuare ad andare così, sarete voi i protagonisti di una nuova cultura del lavoro e un nuovo modo di essere HR: non sprecate questa preziosa opportunità, fatevi trovare pronti».

 

Jessica Vengust

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