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Futura EXPO a Brescia, ecco i lavori green più ricercati nei prossimi anni

di Veronica Rossetti
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Dall’agricoltura, passando per la moda sostenibile fino ai nuovi modelli di leadership adattiva. Un’analisi da cui emerge come il mercato dei prossimi anni richieda competenze trasversali per adattarsi e ripensare la propria carriera.

Il rallentamento della crescita economica, le carenze di approvvigionamento e l’inflazione porteranno sempre di più all’evoluzione delle competenze richieste nei prossimi anni per accedere al mondo del lavoro. In alcuni settori, il lavoro si dovrà letteralmente inventare da zero. Di fronte a queste variabili destabilizzanti, infatti, emergeranno nuovi green jobs, professioni che un tempo non esistevano e che richiedono elevate competenze interdisciplinari, a metà tra le scienze ambientali, quelle tecnologiche e agrarie.

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Di questo e altro ancora si è parlato al Brixia Forum di Brescia, in collaborazione con Pianeta 2030 del Corriere delle Sera. Nel corso dell’edizione 2023 di Futura Expo si è tenuto il dibattito Green jobs: evolution or revolution? le prospettive del mercato del lavoro nel prossimo futuro, parte di una serie di incontri dell’evento La Transizione Necessaria. Hanno partecipato Luca Travaglini, co-founder di Planet Farms, Eugenia Penta e Francesca Filipo, co-founder di Vernisse. L’incontro si è concluso con un confronto tra Francesco Castelli, rettore dell’Università di Brescia, e Stefano Zordan, founder della Adriano Olivetti Leadership Institute.

Vertical farming: il futuro dell’economia sono i campi

La transizione green porterà alla trasformazione di alcuni settori cruciali per aiutare il pianeta come la digitalizzazione del commercio e l’agricoltura hi-tech. In questi settori, oltre a quelli legati all’ intelligenza artificiale emergente, ci sarà maggiore probabilità di impiego. Il mercato del futuro richiede anche competenze trasversali quali la capacità di adattamento e l’arte di ripensare la propria carriera in continuazione. Lo testimonia Luca Travaglini, co-fondatore e co-CEO del Gruppo Planet Farms, una delle prime realtà imprenditoriali italiane ad aver adottato il vertical farming. Con questo termine si intendono quelle pratiche colturali che consentono la coltivazione delle specie vegetali su più livelli sovrapposti. L’obiettivo di questi sistemi è massimizzare il numero di piante a metro cubo, cioè il numero di piante che possono essere coltivate in un volume di un metro cubo.

vertical-farming«Ai giovani consiglio di sperimentare, provare in campi differenti e poi, solo in seguito, buttarsi a fare gli imprenditori, cercando soluzioni alternative e innovative. Quando ho fondato la mia attuale azienda, nessuno conosceva il vertical farming. Ma ogni esperienza, anche in settori distanti tra di loro, porta un bagaglio tale da poter essere sfruttato in attività imprenditoriali», ha spiegato Travaglini. L’azienda offre prodotti in assenza di fitofarmaci e pesticidi, in ambiente incontaminato, nel rispetto del pianeta e delle sue risorse. «Valorizziamo il gusto delle nostre piantine dalla scelta dei semi, varietà in purezza che non riescono più a crescere all’aperto, grazie alla tecnologia di domani, restituendo valore alla biodiversità che negli anni è andata perduta», ha aggiunto.

Moda green: non buttare i capi usati può salvare il nostro pianeta

Sono poi intervenute Eugenia Penta e Francesca Filipo, appassionate collezioniste di tessuti preziosi, finiture e oggetti del passato, co-founder di Vernisse, brand di moda ecosostenibile. L’azienda è nata nel 2019 con una collezione di capi unici realizzati esclusivamente con tessuti antichi e sciarpe di seta, lavorando con antiquari e archivi vintage in tutta Italia e in Europa. «Volevamo creare un qualcosa di durevole nel tempo, con attenzione al dettaglio e alla cura del prodotto. Ci siamo riviste su un treno dopo esserci separate al liceo, e abbiamo condiviso le esperienze maturate fino a quel punto, pur svolgendo due professioni diverse. Avevamo entrambe a cuore il problema delle giacenze di magazzino del settore moda e pelletteria», hanno spiegato le due imprenditrici.

Infatti, i tessuti immagazzinati non concludono sempre il loro ciclo produttivo e non sempre vengono utilizzati al 100%. Penta e Filipo hanno quindi deciso di dare loro nuova vita e trasformarli in capi su misura duraturi nel tempo. Le loro collezioni sono composte da pezzi senza tempo reinventati per creare un guardaroba moderno che conserva l’amore per i dettagli sartoriali, i tessuti preziosi e le stampe. Tutto è realizzato a mano in Italia, sia all’interno che all’esterno, cucito pensando alla longevità d’uso del prodotto.  «Il nostro progetto ha anche una visione su lungo periodo: sensibilizzare i consumatori sul fare scelte consapevoli riguardo ai capi che si acquistano.  Frequentare fiere di settore, leggere le etichette, capire la storia che si nasconde dietro e dentro i capi è oggi fondamentale. Non farsi trascinare dai messaggi pubblicitari, prima ancora di scegliere capi riciclati, può fare la differenza per il pianeta», avvertono le due imprenditrici.

Quali saranno i posti di lavoro del mercato del futuro

Stefano Zordan, fondatore di OLI– Adriano Olivetti Leadership Institute, primo centro italiano di formazione permanente dedicato allo studio e all’esercizio della leadership adattiva, ha dialogato con Francesco Castelli, sull’importanza di riadattare i vecchi parametri a nuovi modelli, nel mondo lavoro ma anche negli altri ambiti della vita, in vista della sempre più necessaria transizione ambientale. «Non è solo un problema che riguarda l’uso della tecnologia, dell’economia e della scienza in modo più sostenibile e all’avanguardia. Il problema ambientale è principalmente culturale, emotivo e politico. E poi economico, scientifico e tecnico. Occorre cambiare le persone affinché il cambiamento sia duraturo e, in questo, può essere utile educare alla leadership adattiva», ha dichiarato Zordan.

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L’obiettivo è quindi rimettere al centro l’essere umano e formare alla leadership adattiva in contesti differenti, dalle scuole ai manager che dirigono aziende e reparti di risorse umane. «Ho scoperto la leadership adattiva mentre studiavo all’Università di Harvard. Si tratta della capacità di aiutare le comunità a progredire», ha aggiunto l’esperto, che vede la leadership, oggi, in Italia come una questione di crescita per pochi, mentre invece dovrebbe essere alla portata di tutti perché è slegata dal possesso di specifiche caratteristiche personali e chiunque può apprendere attraverso l’allenamento. Per Zordan bisogna anche educare al cambiamento, in modo differente rispetto al passato, sottolineando che per essere effettivo, è fatto anche di perdita. «Dobbiamo educare i ragazzi a gestire le perdite emotive, reali, di tutti i tipi, di certezze, di posti di lavoro che il futuro verso il quale stiamo andando porterà loro. Dobbiamo educarli a gestire le cose che non funzionano oltre a quelle che, invece, vanno bene».

Veronica Rossetti

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