Come fare in modo che i nuovi assunti possiedano le competenze necessarie e siano anche in sintonia con la cultura e gli obiettivi strategici dell’azienda? Risponde Paola Castaldelli, coach e counselor aziendale con oltre vent’anni di esperienza nel settore delle Risorse Umane.
Favorire una migliore integrazione dei talenti e contribuire alla loro crescita personale e professionale, incrementando così il loro grado di soddisfazione e il loro impegno verso l’azienda. Sono gli obiettivi dell’approccio “Mission in action” che ci spiega Paola Castaldelli, fondatrice dell’Academy “La Bussola da Carteggio” e dell’Associazione Polaris, che nella sua carriera ventennale ha guidato la creazione della Direzione Risorse Umane in un’azienda di servizi leader di mercato e, come Responsabile Sviluppo del Personale, ha introdotto e implementato i processi di bilancio di competenze. Ha inoltre un master in Programmazione Neurolinguistica (PNL) e un altro in Counseling aziendale e bilancio di competenze, grazie ai quali opera come coach e counselor.
In che cosa consiste la “Mission in action”?
La “Mission in action” è una tecnica avanzata di Programmazione Neurolinguistica pensata e progettata per aiutare le persone a individuare, chiarire e raggiungere i loro obiettivi, assicurandosi che siano allineati con la loro identità intrinseca. Grazie a questa tecnica, le persone riescono a tradurre i propri intenti e valori in azioni concrete per promuovere un cambiamento significativo nella loro vita. È un metodo con un focus eminentemente pratico che parte dall’identificazione di tre situazioni concrete in cui una persona sente di poter esprimere al meglio le proprie qualità. A tal proposito, è essenziale riflettere su episodi specifici in cui ci si è sentiti particolarmente bene e utili. Questi momenti di benessere possono essere sia esperienze personali che professionali e servono come punto di partenza per comprendere cosa ci fa sentire realizzati e soddisfatti. Per esempio, contemplare un tramonto può far emergere attitudini e qualità utili per l’evoluzione professionale grazie a un ancoraggio emozionale. Occorre prendersi del tempo per ricordare e annotare gli episodi della tua vita che hanno avuto un impatto significativo su di noi e ci hanno trasmesso un senso di soddisfazione così profondo che avremmo voluto poterli estendere all’infinito. Questi episodi rivelano gli aspetti della vita o del lavoro che ci portano maggiore soddisfazione e ci fanno sentire utile.
Qual è il passo successivo?
Una volta identificati questi momenti significativi, il passo successivo è analizzare in dettaglio gli elementi che li accomunano. La nostra soddisfazione può derivare dal fatto di aver fatto una differenza significativa nella vita degli altri o dall’aver gestito con abilità una situazione particolarmente difficile. Identificare questi elementi ci permetterà di vedere quali sono i nostri interessi e le nostre motivazioni più autentiche. Con queste informazioni, si procede poi a riformulare una dichiarazione di missione che riassuma e rifletta ciò che abbiamo scoperto. Questa dichiarazione può essere una frase sintetica o un simbolo che rappresenta i tuoi valori e le tue passioni. Il passo finale è applicare questa missione nella pratica quotidiana assicurandosi che le proprie attività professionali siano allineate con ciò che abbiamo identificato come la nostra missione. In questo modo, la Mission in action ci consente di attribuire un significato più profondo alle nostre azioni quotidiane, incrementando la nostra motivazione e orientando le nostre decisioni. Questo approccio garantisce che il nostro tempo e le nostre energie siano dedicati a ciò che è veramente importante per noi. Tale metodologia si rivela particolarmente utile sia nei processi di orientamento che nella fase di selezione del personale all’interno dell’azienda.
Come si può utilizzare questa tecnica in un percorso di orientamento?
La “Mission in action” può essere integrata nei percorsi di orientamento per aiutare le persone a capire meglio se il percorso scelto rispecchia davvero i loro desideri e aspettative. È anche utile per identificare situazioni concrete che possono essere tradotte in un contesto professionale migliorando la consapevolezza di sé e l’automotivazione. Si tratta quindi di costruire un vero e proprio “piano d’azione” che consente di affrontare al meglio delle nostre capacità le piccole e grandi sfide da affrontare nella quotidianità in modo che i nostri intenti possano essere trasformati in obiettivi precisi e raggiungibili evitando pertanto il rischio diventino dei meri “desiderata” inoperosi e inattuati.
Come può essere utile invece nella selezione di nuove risorse e nella motivazione del personale?
Per gli HR manager, questa tecnica può essere utilizzata durante la selezione di nuove risorse oppure per motivare il personale già inserito, allineando gli obiettivi aziendali con i desideri individuali dei dipendenti. In ambito aziendale, la Mission in action è particolarmente efficace per la definizione dei ruoli e delle responsabilità: aiuta i dipendenti a comprendere chiaramente come le loro qualità e competenze uniche contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Attraverso una comprensione più profonda del proprio ruolo, i dipendenti possono allineare meglio i loro sforzi con le aspettative dell’azienda e lavorare in modo più efficiente verso risultati condivisi. Per esempio, durante una fase di riorganizzazione aziendale, ho proposto esercizi di “Mission in action” per aiutare i dipendenti a riscoprire il senso del loro ruolo all’interno dell’organizzazione. Questo approccio ha consentito loro di valutare se rimanere in azienda o cogliere nuove opportunità, combinando il bilancio di competenze e il coaching. Molti colleghi, inizialmente scettici, hanno trovato questi esercizi utili per riscoprirsi e rinnovare il proprio impegno professionale. La Mission in action è utile anche in ottica di self-empowerment, consentendo ai dipendenti di identificare e sfruttare i propri punti di forza personali. Ma non solo: questa consapevolezza aiuta nella gestione dei team e nella conduzione di progetti, promuovendo un ambiente di lavoro più dinamico e proattivo. Infine, c’è l’aspetto della crescita professionale: la Mission in action può essere determinante per favorire lo sviluppo personale e professionale dei dipendenti. Attraverso una maggiore consapevolezza di sé, i dipendenti possono individuare le aree di miglioramento e le opportunità di crescita pianificando in modo strategico il loro futuro professionale. Questo non solo contribuisce al loro sviluppo individuale ma arricchisce anche il capitale umano dell’azienda, creando una forza lavoro più motivata e competente.
Che cos’è l’Academy “La Bussola da Carteggio” e quali sono gli obiettivi che promuove?
Dopo anni di esperienza nel settore HR, ho constatato che, per un orientamento efficace, è fondamentale l’esperienza pratica. Per rispondere a questa esigenza, è nata l’Academy che propone 8 giornate di formazione integrata e interattiva. Questi incontri sono progettati per fornire tecniche in linea con le esigenze aziendali e gli obiettivi del dipartimento HR, oltre a sviluppare nuovi talenti esperti nell’orientamento. In collaborazione con l’Associazione Polaris, il nostro programma si rivolge anche a chi è già orientatore e formatore nel settore scolastico, aziendale e consulenziale. Offriamo percorsi settimanali di orientamento progettati per promuovere l’autonomia professionale dei nostri allievi e allieve, fornendo loro gli strumenti necessari per avanzare con sicurezza nella loro professione. Per ottenere l’attestato finale, è necessario completare l’intero percorso o partecipare a moduli singoli, integrati da briefing settimanali e offerte formative monitorate.
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