La responsabile marketing di Goppion Caffè ci ha raccontato che coinvolgere i collaboratori, per fare in modo che i progetti siano “di tutti”, è il segreto per trasmettere una buona cultura aziendale.
«Crediamo fermamente che un ambiente di lavoro positivo e brillante sia fondamentale e che un’azienda che è sul mercato da oltre 75 anni, in continua crescita, sia una garanzia». Questa è la visione del mondo delle risorse umane di Paola Goppion, responsabile marketing e comunicazione di Goppion Caffè, una torrefazione nata a Treviso nell’immediato dopoguerra. Oggi, l’azienda conta 40 dipendenti.
Qual è stata l’evoluzione di Goppion Caffè?
La nostra torrefazione nasce nel 1948, in una Treviso distrutta dai bombardamenti. Angelo Goppion, il primo di sei fratelli maschi, rientra dall’Etiopia, Paese in cui si era trasferito nel 1932 per motivi militari, e acquista una piccola bottega dove inizia a tostare il caffè. Seguirà una crescita veloce grazie al lavoro svolto insieme ai suoi fratelli, in parte partiti per il Venezuela a cercare fortuna. Proprio a Caracas apriranno la “Hermanos Goppion Caffè San Antonio”. L’azienda continua a crescere, tanto che verso la metà degli anni ’60 si trasferisce in quella che oggi è la sede di Goppion Caffè: una struttura costruita a Preganziol, lungo il Terraglio, la via napoleonica che congiunge Treviso a Venezia. Oggi lavorano con noi circa 40 persone e 20 agenti per la vendita. Lavoriamo circa 2mila tonnellate di caffè all’anno, che distribuiamo nell’area del Nord Est in Italia e a 30 distributori all’estero.
Come affrontate la gestione del personale nella vostra azienda?
Nel modo più sereno possibile: si aprono le posizioni in base alla necessità, cercando di fare in modo che i nuovi inserimenti abbiamo un profilo adeguato alla posizione specifica e comunque ai tempi che cambiano e a una azienda in continuo sviluppo. Molti dipendenti sono infatti cresciuti professionalmente proprio all’interno della torrefazione.
Cosa serve oggi per attrarre i talenti ed evitare che se ne vadano presto?
Il coinvolgimento e il fatto che le persone si rendano conto di essere utili allo sviluppo dell’attività vanno da sé. Bisogna considerare che non sempre i profili si individuano subito, talvolta c’è bisogno di tempo per conoscersi reciprocamente; come è vero anche che le persone più giovani talvolta hanno voglia di cambiare e di fare esperienze diverse, pertanto va considerata anche questa possibilità. E che di conseguenza età più mature possano essere interessanti.
Come si gestiscono al meglio, secondo lei, i percorsi di formazione e di carriera dei dipendenti?
Ci sono molte opportunità, tra queste anche quelle suggerite da Confindustria, associazione della quale siamo parte. Non mancano neppure i percorsi finanziati, spesso utili non solo per la formazione, ma anche per rendere più unito il team e accrescere la cultura aziendale. Non dimentichiamo le cose pratiche, quelle piccole che però ti ‘migliorano’ la vita come la mensa interna, la riduzione delle pause a favore della chiusura pomeridiana anticipata e una formula welfare iniziata da poco.
In che modo si possono integrare le strategie di marketing e comunicazione per promuovere la cultura aziendale e influire all’engagement dei dipendenti?
Facendo in modo che i progetti siano il risultato di tutti, coinvolgendo tutte le parti. Ciò per noi significa promuovere la cultura aziendale. Nella nostra comunicazione social, inoltre, qualche tempo fa abbiamo dato spazio al racconto delle persone che lavorano in Goppion, spiegando al pubblico qual è il loro ruolo in azienda. Magari non tutti hanno partecipato, però è stato divertente raccontare i lavori e i visi a chi tante volte non ci conosce.