Ignorare chiamate, email e altre comunicazioni di lavoro al di fuori dell’orario lavorativo potrebbe sembrare un sogno, che è diventato legge in Australia. Ora c’è una proposta anche in Italia.
L’adozione crescente del lavoro flessibile e delle tecnologie digitali rende sempre più sfumato il confine tra vita professionale e privata. In questo contesto, diventa cruciale discutere e tutelare il diritto alla disconnessione, un tema che sta prendendo piede in diversi paesi europei e che in Italia è al centro del dibattito politico. Proprio per rispondere a questa esigenza, un gruppo di deputati dell’opposizione ha presentato in Commissione Lavoro la proposta di legge “Lavoro, poi stacco”, un’iniziativa volta a ridefinire i tempi di lavoro, valorizzando il benessere e la produttività dei lavoratori anche in Italia. Nel nostro Paese, in realtà, esistono delle misure sia per la tutela del lavoro autonomo sia per incoraggiare l’articolazione flessibile di orario e luogo di lavoro (la legge n. 81 del 22 maggio 2017), ma in queste norme non è riconosciuta esplicitamente la disconnessione come un diritto, sebbene prevedano la regolamentazione mediante contrattazione individuale tra datore di lavoro e lavoratore.
Guardando al di fuori dei nostri confini, l’ultima nazione in ordine di tempo ad aver legalizzato questo diritto è stata l’Australia. Da fine agosto 2024, infatti, i dipendenti di questo Paese possono ufficialmente godere della disconnessione lavorativa fuori orario. Tuttavia, ci sono delle eccezioni da considerare, in quanto la legge introduce il concetto di “ragionevolezza” nelle richieste dei datori di lavoro. Il fulcro della nuova normativa, infatti, risiede proprio nella valutazione delle domande di lavoro fuori orario. Se una richiesta è considerata urgente o se il dipendente ricopre un ruolo di responsabilità con compensi straordinari, potrebbe essere necessario rispondere. In caso di controversie, sarà il tribunale australiano per i rapporti di lavoro, la Fair Work Commission, a decidere se una chiamata o una mail fuori orario sia da considerare ragionevole o meno.
Impatto su aziende e lavoratori
La legge al momento si applica solo alle aziende di medie e grandi dimensioni, ma dal 2025 anche le piccole imprese dovranno adeguarsi. Tuttavia, l’adozione di questa normativa non è stata accolta favorevolmente da tutti. L’Australian Industry Group, un’organizzazione di datori di lavoro, ha espresso serie riserve, definendo la legge affrettata e confusa. Le imprese temono infatti difficoltà nell’implementare la legge senza creare incomprensioni sui ruoli e le aspettative.
Secondo esperti come la Senior Lecturer in legge Gabrielle Golding dell’Università di Adelaide, interpellata dal Guardian, questa norma potrebbe rappresentare un punto di svolta per il mondo del lavoro in Australia, portando a una ridefinizione dei rapporti tra datore di lavoro e dipendente. Golding ha sottolineato come la pressione costante possa condurre a situazioni di burnout e come sia essenziale separare l’idea di “carriera” dalla continua disponibilità. La possibilità per i lavoratori di “staccare” e prendersi del tempo per sé e per i propri cari è vista come una mossa positiva per la salute mentale e la produttività a lungo termine.
Michele O’Neil, presidente dell’Australian Council for Trade Unions (ACTU), ha definito l’adozione della legge come una giornata storica per i lavoratori australiani. O’Neil ha celebrato l’opportunità per i dipendenti di trascorrere tempo di qualità con i propri cari, senza la pressione di rispondere a richieste irragionevoli fuori dall’orario di lavoro. Anche il primo ministro Anthony Albanese ha sottolineato l’importanza della legge per tutelare la salute mentale dei lavoratori, evitando il rischio di dover lavorare “ventiquattr’ore su ventiquattro”.
Gli esempi in altri Paesi
L’Australia, comunque, non è stato il primo Paese ad adottare una legge sul diritto alla disconnessione. L’esperienza in Francia, Spagna e Belgio con questa norma ha portato a diversi risultati positivi, ma ha anche evidenziato sfide pratiche. In Francia, dove la legge è stata introdotta nel 2017, il beneficio principale è stato una maggiore separazione tra vita lavorativa e privata, riducendo lo stress psicologico tra i dipendenti. Tuttavia, l’implementazione non è stata facile, soprattutto nelle aziende internazionali che operano in più fusi orari, dove le comunicazioni fuori orario sono inevitabili.
In altri Paesi europei, i regolamenti si applicano solo ai telelavoratori (Grecia e Slovacchia) o lavoratori che utilizzano le tecnologie dell’informazione per svolgere il proprio lavoro a distanza permanentemente o occasionalmente (Lussemburgo, Portogallo e Spagna). In Spagna, la legislazione vale per tutti i lavoratori, ma la legge pare applicabile in particolar modo ai telelavoratori su base regolare o occasionale. In Belgio si applicano soglie dimensionali aziendali (aziende con più di 20 dipendenti). Resta da vedere, quindi, se questa scelta effettivamente riuscirà a creare un ambiente lavorativo più sano e produttivo in Australia.
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